
Ma ok così, perché da qui in poi si aprono le porte dell’inferno, in una presenza scenica dei Rolling Stones quasi faustiana (difficile credere alla loro età a vederli sul palco). Da Miss You in poi ricordo di aver perso completamente la testa. Insieme ad un gruppo di ragazzi che abbiamo conosciuto durante il concerto, abbiamo fatto partire un pogo fatto di spinte, balletti confusi, battute di cinque e abbracci sudati che ci ha aperto un cerchio attorno, allontanando di qualche metro le persone che ci stavano vicine quasi scocciate dalla nostra follia (ma, ehi, siamo ad un concerto Rock, no?). Più o meno, era circa dal 2003 che non pogavo (anni lontani in cui ero un punk convinto), quindi provate a immaginarvi il mio stato di esaltazione. Stato che cresce con la successiva Gimme Shelter, in cui comincio a saltare come un Johnny Thunders facendo il verso di una chitarra immaginaria e con Start Me Up, che non ha bisogno di descrizioni. Ma il culmine arriva con Sympathy For The Devil e Brown Sugar, dove la mia foga diventa quasi violenta e sudato ed esausto ballo sulle note dei due capolavori senza tempo dei Rolling Stones, due manifesti. Infine arriva You Can’t Always Get What You Want, dove per la prima volta durante il concerto mi rendo veramente conto di quello a cui sto assistendo e mi commuovo guardando Mick Jagger, guardando Keith Richards, guardando Ron Wood e Charlie Watts.
Cazzo, i fottuti Rolling Stones. E comincio a piangere per qualche minuto, tentando di nascondermi sotto la lente scura degli occhiali da sole. Ma non ho neanche il tempo di asciugarmi le lacrime che parte (I Can’t Get No) Satisfaction. Vabbè, non sto neanche a descrivervi cosa è accaduto qui, provate ad immaginarvelo.
Altre piccole critiche non vanno verso i Rolling Stones, anzi al contrario. Mi sento quasi di difenderli. In questi giorni ho letto molti articoli di pseudo giornalisti che enunciavano errori tecnici del gruppo durante il concerto e molti altri che rizzavano sterili polemiche sulla fine del Rock, su come sia totalmente morto, su come siano ridicoli i ragazzini ad andare a sentire un gruppo nato negli anni ’60 e su come dovrebbero cercarsi delle proprie icone all’interno della loro generazione che non riesce a sfornare niente di buono. Bla bla bla.
Consiglio a tutte queste persone che, se cercano qualcosa di veramente Rock, vadano a farsi fottere. Keith Richards sbaglia un assolo? Fanculo, stiamo parlando del Rock, un genere che non fa della perfezione il suo marchio di fabbrica. Sentitevele nelle versioni studio le canzoni, se è questo che cercate. Il Rock è morto? Forse, ma non per colpa del Rock. Purtroppo le tendenze vanno verso la parte opposta del genere, le tendenze vanno verso musica più elettronica e più vendibile, musica più noiosa e lobotomizzante, musica facilmente ascoltabile da qualsiasi persona. Ed è triste che i massimi esponenti del genere siano sempre questi vecchietti arrivati alla terza età che portano avanti ormai da 50 anni questo baraccone crea soldi fatto di musica (sì ok, mi sono ricreduto sui Rolling Stones ma non sono così buono, non diventeranno mai uno dei miei gruppi preferiti), ma tutto è la conseguenza di qualcosa. Disinformazione, per prima cosa. Che porta all’ignoranza. Dite che non esistono grandi gruppi nel panorama moderno e che le nuove generazioni trovano difficoltà a trovare dei portavoce? Cercateli, invece di continuare a parlare di Lady Gaga e di tutto ciò che vi porti ad un guadagno sicuro. La massima causa della disinformazione viene proprio da chi diffonde in modo sbagliato l’informazione. Guarda caso, i giornalisti. Che ancora non si sono resi conto che il Rock ormai è morto da molto tempo (anche se per me può ancora dare qualcosa), finito con il termine dell’era Grunge e sepolto da molti sottogeneri (che provengono proprio da esso) che hanno portato alla nascita del post-rock. Andare avanti è l’unica soluzione e la musica c’è in parte riuscita. Che poi non abbia trovato esponenti (che ne dite di Thom Yorke?) è un’altra storia.
Ma non sono d’accordo neanche su questo. Solo negli ultimi 15 anni potrei fare una lista infinita di gruppi con un immenso fervore Rock (per fare un solo esempio, i Liars , portavoce ideali di questo movimento. Ascoltatevi un po’ questa canzone e ditemi se non sentite una certa rabbia), gruppi purtroppo che non sono conosciuti ai più perché privati della visibilità proprio dalle stesse persone che continuano a lamentarsi del concerto dei Rolling Stones invece che parlare delle band sopra citate. E, nonostante tutto, il Rock riuscirà a sopravvivere anche perché è uno stile di vita. Stile di vita che in molti non abbandoneranno mai, e neanche io penso di farlo e per questo rinnovo ancora il mio invito verso chi cerca di fermarlo, di andare a farsi benedire.
Anche a causa di tutto questo un’altra piccola delusione del concerto è stata il pubblico. Un pubblico poco presente, poco trascinato dalla musica. Insomma un pubblico poco Rock. Sono arrivato al Circo Massimo con l’aspettativa di sentire l’odore del sesso, della droga e dell’alcol, ma l’unico odore che ho sentito è stato quello del sudore della persona che avevo accanto. Forse esagero io, ma mi aspettavo qualcosa di più epico, di più sporco (e purtroppo dubito che ci ricorderemo di questo concerto come quello dell’82, anche a causa del disinteresse generale delle nuove generazioni). Invece mi sono ritrovato davanti ad una massa di ragazzini con il cellulare continuamente in mano, venuti al concerto solo per vantarsene il giorno dopo con gli amici, accompagnati da genitori dimentichi dei tempi passati e annoiati. Una massa informe di magliette con la lingua comprate all’abominevole cifra di 35 euro intenti a farsi selfie e ad immortalare maniacalmente quello che non riescono a vivere e che ricostruiscono solo attraverso l’immagine distorta dei touch screen, un esercito omogeneo e privo di fantasia. Per non parlare di chi neanche c’era, e magari gli 89 euro preferisce spenderli stando ad un bar qualunque di un paesino qualunque cercando di bere il più possibile per cancellare il vuoto da cui è accerchiato.
Ma tutto questo non importa ormai, il concerto della vita (perché per me lo è stato) si è concluso e non voglio fare inutili polemiche come le persone che ho criticato. Volevo fare solo un articolo Rock, sui Rolling Stones.
Qui il link alla Parte 2 scritta da Valentino Masucci e Iacopo Tonini